Le arti divinatorie

La divinazione o mantica è la pratica o la presunta capacità di ottenere informazioni, ritenute inaccessibili, da fonti soprannaturali; tale pratica si esprime spesso attraverso un rituale, solitamente in un contesto religioso, e può basarsi sull’interpretazione di segni, eventi, simboli o presagi oppure manifestarsi attraverso una rivelazione.

Aeromanzia

L’aeromanzia prevede la divinazione tramite i moti ventosi.

Utilizzata anticamente da popoli molto diversi tra loro come Etruschi, Indù e Babilonesi, ha varie forme: Caomanzia: visione dell’aria; Ceraunoscopia: visione dei fulmini; Metereomanzia: visione delle meteore; Austromanzia: visione del vento Anche le sacerdotesse di Avalon erano solite usare l’aeromanzia per interrogare la Grande Dea.

PROCEDURA

Innanzitutto bisogna trovare il luogo adatto: ampio, silenzioso e ventilato.
Si riempe una catino di rame o argento di acqua.
Pronunciare ad alta voce la domanda.
Attendere i disegni che il vento crea sulla superficie dell’acqua.

INTERPRETAZIONE

ACQUA PIATTA richieste non soddisfatte
ACQUA POCO MOSSA buon auspicio
CERCHI ottimi guadagni
TRIANGOLI vantaggi in arrivo
LIEVI ONDE intrighi e rivalità ONDE molta positività
ONDE INCROCIATE disgrazie, perdite emotive o finanziarie
SCHIUMA sul bordo indica malattia
ACQUA TRABOCCANTE segno nefasto [/tab] [tab]Eì l’interpretazione di oggetti o animali che si incontrano casualmente.Per esempio si credeva che incontrare una lepre fosse segno di fortuna, mentre incontrare un pipistrello o un mulo portasse sfortuna.

Ancora oggi vedere un gatto nero si pensa porti sfortuna.

Nella pratica dei sensitivi non vengono attribuiti significati a tali incontri

E’ l’interpretazione di parole udite casualmente.

Secondo Pausania questa specie di divinazione era particolarmente in uso a Smirne dove c’era un tempio nel quale si davano e si ricevevano oracoli in questo modo; a Tebe c’era la stessa pratica nel tempio di Apollo Spodio, ma secondo la tradizione questa pratica era attribuita per prima a Cerere.

Le parole che, intese o proferite in certe occasioni, erano tenute di buono o cattivo presagio erano chiamate ottai, kledones (da kaleo) o phemai (da phanai, parlare). Le parole mal suonanti si chiamavano kakai ottai, malae voces o dysphemiai e colui che le pronunciava era reputato blasphemein.

Questa specie di termini si evitavano con scrupolosa attenzione specialmente nella celebrazione dei misteri, dal che viene l’espressione di Orazio: male ominatis parcite verbis.

Queste parole acquistavano un nuovo peso ed una nuova importanza allorché sfuggivano dalla bocca di un fratello o di un parente prossimo.

Un solo nome offriva talvolta l’augurio di un buon evento, come si può giudicare dal seguente esempio: Leotichida, essendo sollecitato da un Samio di intraprendere la guerra contro i Persiani, chiese il suo nome e sapendo che era Egesistrato (“conduttore di un’armata”) rispose: “Io accetto l’augurio di Egesistrato”.

Del resto ciò che vi era di comodo in questa specie di divinazione era la libertà di accettare o di rifiutare un parola ad un presagio. Se il detto era inteso in tutta la sua forza da colui che lo udiva e se faceva senso nella sua immaginazione, aveva tutta la sua influenza; ma se l’uditore lo lasciava cadere o non vi prestava una pronta attenzione, l’augurio era senza forza.

Cicerone racconta che i Pitagorici solevano prestare una seria attenzione alle parole degli uomini al pari che a quelle degli dei

La nefomanzia o nefelomanzia o arcomanzia è una pratica divinatoria con cui si tenta di prevedere il futuro analizzando la forma delle nuvole, basandosi sulla somiglianza più o meno spinta con oggetti, animali o persone.

Secondo questa pratica, ad ogni forma corrisponde un significato che va interpretato tenendo conto anche della forma delle nuvole circostanti.

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