Chi è il Diavolo?
Secondo la tradizione giudaica e cristiana spirito del male, il Diavolo è il nemico di Dio e degli uomini, che tenta per indurli a peccare. Nella letteratura apocalittica e nel Nuovo Testamento il Diavolo, o Satana, è il capo degli angeli ribelli.
La comparsa di demoni, cioè esseri malvagi avversari di Dio, come categoria distinta dagli altri esseri intermedi tra Dio e l’uomo, chiamati angeli, è piuttosto tarda.
All’affermarsi della credenza contribuirono la religiosità popolare, l’influenza babilonese e, più tardi, la religiosità ellenistica: è così che nella Sapienza il serpente del Genesi diviene il Diavolo (διάβολος nei Settanta traduce l’ebr. śātān, in origine termine dal significato generico di di «avversario», «oppositore»).
Lo sviluppo della demonologia ebraica si ha soprattutto nella letteratura apocalittica del giudaismo palestinese ed ellenistico.
Negli scritti neotestamentari Satana è il nome proprio di un essere essenzialmente malvagio, «il maligno» (Matteo 13, 19, 38), capo di un regno ben organizzato (Marco 3, 24) che sarà sconfitto con l’avvento del regno di Dio; nell’Apocalisse canonica, ove si identificano il dragone, il serpente, il diavolo o satana, si profila la lotta finale tra angeli e Diavolo fino alla vittoria dei primi.
L’identificazione dei Diavolo con gli angeli caduti al momento della creazione, di cui si trovano i primi cenni già in Enoch etiopico (anteriore al 200 a.C.), è ripresa nell’apocrifo giudaico Vita di Adamo ed Eva (1° sec. Diavolo C.), è riecheggiata nel Nuovo Testamento (Epistola di Giuda, 6; II Epistola di Pietro, 2, 4), ma si sviluppa soprattutto nella tradizione cristiana posteriore.
La dottrina sui Diavolo , elaborata dalla speculazione teologica patristica e medievale, è stata ripresa dalla teologia delle varie Chiese cristiane, che danno tutte largo posto ai Diavolo nella storia del mondo e degli uomini, vedendo in essi gli avversari più accaniti di Dio, impegnati ad allontanare da lui le anime. Nella teologia cattolica, può considerarsi dottrina comune che i Diavolo , esseri creati da Dio buoni, sono decaduti per loro colpa, che il Diavolo ha fatto peccare la prima coppia umana, che i Diavolo continuano a tentare gli uomini.
Alcune caratteristiche di demoni del mondo pagano (colore scuro del corpo, ali ecc.) passano nell’iconografia cristiana del Diavolo , rappresentato, con aspetto antropomorfo o zoomorfo, sia in scene narrative di origine biblica (a partire dal serpente con il volto femminile del Peccato originale) e dalle vite dei santi (Tentazioni di s. Antonio), sia in immagini di più complesso spessore teologico (figurazioni paleocristiane del Cristo in maestà che calpesta il serpente, il leone o il drago; la Vergine che calpesta il serpente).
Sotto forma di essere infantile nudo e alato, di etiope o di angelo dalle vesti scure, il Diavolo dal 6° sec. appare nelle figurazioni della Guarigione dell’indemoniato (codice di Rabbula), della parabola della Separazione del gregge (Ravenna, S. Apollinare Nuovo) e dell’Anastasis. Dall’8° sec. è rappresentato anche nelle Tentazioni di Cristo e nel Giudizio universale.
È nelle raffigurazioni dell’inferno che, soprattutto dal 12° sec., l’antropomorfismo del Diavolo si muta in forme sempre più terrificanti e mostruose (dal 14° sec. appaiono le caratteristiche ali di pipistrello). A esorcizzare la sua azione sull’uomo, Diavolo appaiono in figurazioni isolate su capitelli o su doccioni delle cattedrali medievali.
Come tentatore appare vicino a Giuda nell’Ultima cena; nella Psicostasia tenta di rubare anime. Figurazioni popolari divengono anche quelle del Diavolo che lotta con l’angelo per la conquista dell’anima del moribondo, legate a testi come l’Hortus deliciarum o l’Ars moriendi. La sconfitta degli angeli ribelli da parte delle milizie celesti e in particolare la vittoria dell’arcangelo Michele, fu tema caro alla Controriforma.
[learn_more caption=”Approfondimeneto di Cecilia Gatto Trocchi“]
In tutte le religioni è presente una figura che incarna il male, il disordine, la superbia smodata. In greco diàbolos è colui che si mette di traverso, mentre la parola ebraicasatan ha il senso di nemico, di oppositore. Nella religione dell’antico Iran esistono sia il dio della luce sia il tenebroso Ariman, in perenne lotta fra loro. Nella Bibbia il diavolo si identifica con l’antico serpente che indusse al peccato i progenitori, il devastatore, colui che per invidia introdusse la morte nel mondo. Il diavolo appare nei Vangeli come il tentatore di Gesù nel deserto, e nell’Apocalisse di Giovanni come la bestia e il drago. Figlio dello sconforto, della miseria, di mille oscure paure, il diavolo promette benefici che non riesce a elargire
Il diavolo nell’Antico Testamento
Nel libro biblico della Sapienza il diavolo è identificato con il serpente tentatore dellaGenesi. Secondo il racconto biblico, nell’Eden (il paradiso terrestre) si trovava l’albero della conoscenza del bene e del male, il cui frutto era bello da vedere e saporito; Dio aveva espressamente vietato all’uomo di mangiarne i frutti, pena la perdita dell’immortalità. Ma il serpente suggerì a Eva di assaggiare il frutto, per diventare simile a Dio: così Eva e Adamo infransero il divieto divino e per questa ragione furono cacciati dall’Eden. Nel testo della Sapienza l’antico serpente è identificato con il diavolo che indusse al peccato i progenitori, il devastatore, colui che per invidia introdusse la morte nel mondo.
Il profeta Isaia parla di Satana identificandolo con Lucifero, la stella del mattino, ma anche con un re babilonese superbo e spergiuro. Dice Isaia: “Come sei caduto in basso, Satan astro mattutino, figlio dell’aurora! Eppure tu pensavi: “Salirò in cielo, innalzerò un trono […] salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all’Altissimo”. Invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità degli abissi” (Isaia 14, 12). I commenti dei Padri della Chiesa hanno visto in questo passo la vicenda del diavolo, un tempo angelo splendente, precipitato per la sua ribellione a Dio nell’abisso e nel caos. Narrano le leggende tardoantiche che quando Dio decise di creare l’uomo, gli angeli restarono sgomenti: l’armonia originaria delle loro gerarchie ne fu scossa. E Lucifero, lo splendente figlio dell’aurora, non volle piegarsi ad accettare quel grumo di fango che era Adamo e originò il primo dramma cosmico, guidando le schiere dei ribelli. Michele, l’arcangelo guerriero, precipitò il superbo negli abissi (inferno).
In un passo della Genesi si parla in modo allusivo di angeli ribelli che si accoppiarono con le figlie degli uomini generando i Giganti. Una ricca letteratura apocrifa (cioè non inserita nei testi canonici) raccoglie questo tema e lo amplifica, come il misterioso Libro di Enoch (scritto intorno al 120 a.C.). La caduta degli angeli ribelli fu attribuita alla volontà di dominio e di potenza.
Il diavolo nel Nuovo Testamento
Temerario e invadente, il diavolo appare nei Vangeli come il tentatore di Gesù nel deserto. Le tre tentazioni di Cristo riguardano l’avidità (dice il diavolo: “Trasforma questi sassi in pane”), la presunzione superba (“Gettati dal pinnacolo del tempio: gli angeli ti salveranno”) e infine la sottomissione al male: “Se mi adorerai ti darò tutti i regni della Terra” propone il diavolo a Gesù, il quale risponde che l’adorazione è diretta solo a Dio.
San Pietro descrive il diavolo come un leone ruggente e minaccioso, avido di preda: il suo potere sembra smisurato. Gesù lo chiamò “principe di questo mondo” e san Paolo lo dichiarò “dio del nostro secolo”. Altri scrittori cristiani accentuano il suo carattere subdolo e insidioso di grande tentatore. Quale che sia la sua natura, il diavolo rivela all’uomo i suoi impulsi segreti: il desiderio smodato di perdersi nel piacere e l’ansia di affermarsi come centro di smisurato potere. Nonostante il finale trionfo di Gesù Cristo, reso ancora più determinante dalla discesa agli inferi (colorita e drammatizzata dalla tradizione medievale), il mondo sembrò rimanere aperto alle tentazioni del diavolo. I demoni non intendono restare nel fuoco eterno, essi sono attratti dal mondo dove possono esercitare il loro compito, dove la loro spirituale immaterialità può trovare una temporanea dimora, una sosta nell’incessante vagabondaggio.
Nell’Apocalisse di Giovanni il diavolo è descritto come la Bestia che, alla fine dei tempi, sale dagli abissi e, come il Drago con sette teste e dieci corna,tenta di mangiare il figlio della Donna vestita di sole (la Vergine Maria); ma gli angeli, guidati da Michele, lo abbattono.
I diavoli sono numerosissimi. Nella dottrina cattolica vengono identificati i nomi dei diavoli dei sette vizi capitali: Lucifero è la superbia, Satana l’ira, Mammone l’avarizia, Asmodeo la lussuria, Belzebù la gola, Leviatano l’invidia, Belfagor l’accidia o pigrizia. Il diavolo è anche Belial l’iniquo, Azazel il capro nero dell’iniquità, Beemoth la bestia, Abadon il distruttore. I diavoli sono organizzati in legioni e come funzionari del male ripetono gli ordini e le strutture delle gerarchie angeliche. All’assoluta serenità di Dio il diavolo contrappone la sua irruente personalità agitata da una costante sete di vendetta; alle creature belle del mondo egli oppone una miriade di esseri miserabili e orribili con tratti animaleschi (mezzi rospi, vermi, rettili, mostri). Principe delle metamorfosi e dei cambiamenti il diavolo si trasforma da mostro in allettamento fascinoso; non a caso, fu dichiarato padrone del potere magico.
Il diavolo nelle tradizioni letterarie e artistiche
Nei racconti popolari il diavolo è visto come un personaggio forte, astuto, guardiano di tesori sepolti, anzi di tutte le ricchezze della Terra, potente maestro di tranelli e di artifici. Eppure il demonio diventa impotente allo spuntare dell’alba, al canto del gallo, al segno della croce e persino di fronte all’astuzia femminile. Nella letteratura il diavolo diventa simbolo del potere, della superbia, della magia.
Dante Alighieri nella Divina Commedia propone un’ampia sintesi tra i diavoli e le figure mitologiche dell’Ade: nell’Inferno troviamo i demoni grotteschi della tradizione medievale insieme a Caronte, alle Furie, alle Arpie, a Medusa, ai Centauri, ai Giganti della tradizione classica.
Nelle rappresentazioni artistiche i diavoli ereditano i tratti degli dei pagani: Pan ‒ il dio della natura selvaggia che atterrisce il viandante nei grandi silenzi meridiani ‒ ha fornito molti elementi per la figura del diavolo. Alle immagini classiche si unirono, fluttuando dalle nebbiose foreste del Nord, figure celtiche e germaniche di spiriti malvagi, spettri e larve. Nell’arte il diavolo è ampiamente rappresentato sia nella lotta con san Michele, sia come antagonista di Dio nel Giudizio universale, quando reclamerà le sue prede.
Alle soglie dell’età moderna si svilupparono leggende demoniache, dirette a identificare fenomeni di possessione, invasamento e stregoneria. Si formò la leggenda del sabba, secondo la quale nelle notti di Luna piena il Signore delle tenebre chiamava a raccolta gli adepti che accorrevano a cavallo di animali ibridi o di bastoni per ottenere il potere in cambio della loro anima. Figlio dello sconforto, della miseria, di mille oscure paure, il diavolo promise ricchezza e soddisfazioni. Gli storici più accreditati hanno ridimensionato il fenomeno della stregoneria e hanno affermato che non esistono prove del famigerato sabba, se non nei racconti, spesso poco attendibili, di coloro che sostenevano di avervi preso parte.
Nel mondo contemporaneo le credenze demoniache non sono scomparse: continuano a persistere l’idea della possessione e quella di dedicarsi al diavolo con patti misteriosi e occulti per ottenere il dominio nel mondo.
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da treccani.it