Libri misteriosi:Il Libro di Dzyan
Esistono, nella storia delle cosiddette scienze occulte, due generi di “libri maledetti”: quelli relativi alle pratiche della magia nera – i grimori -, come la famigerata Clavicola di Salomone; e quelli relativi alla storia segreta dell’umanità, che narrano vicende altrimenti sconosciute e, generalmente, in contrasto con quanto insegnato sia dalla scienza accademica, sia dalle religioni, come è il caso del Libro di Dzyan.
L’unica versione nota in occidente del Libro di Dzyan è quella che Helena Petrovna Blavatskij ha tradotto in versi, intitolandola Le Stanze dal Libro di Dzyan, ed esponendola nel suo volume
La dottrina segreta ; che, assieme ad Iside svelata, è generalmente considerata l’opera più importante della mistica russa e fondatrice della Società Teosofica.
Abbiamo scritto “libro sconcertante”, ma la ragione non risiede solamente nel fatto che vi si traccia una storia estremamente varia e complessa delle origini dell’Universo, della Terra e della vita su di essa, evidentemente assai prima che vi fosse qualcuno capace di registrarla, ma anche nel fatto che nessuno, in effetti, ha mai visto il Libro di Dzyan, almeno in Occidente.
Circa la sua effettiva esistenza, infatti, possediamo la sola testimonianza di Helena Blavatskij; la quale, a sua volta, sosteneva di essere stata nel Tibet, A Lhasa, dove avrebbe avuto la possibilità di prenderne visione e stenderne un compendio in versi; ma gli studi sulla sua biografia tendono a mettere in dubbio che ella sia realmente penetrata in quel Paese, allora quasi inaccessibile agli stranieri, in special modo occidentali.
Come se ciò non bastasse, la teosofa russa sosteneva che esso era scritto in una lingua pre-ariana ora completamente dimenticata, il senzar; e che esso sarebbe stato dettato dagli Atlantidi, ossia i membri della quarta razza “creata” sul nostro pianeta dagli dèi “costruttori” provenienti dallo spazio, e poi distrutta da una immensa catastrofe e sommersa dalle acque di un Diluvio (mentre la razza attuale, alla quale noi apparteniamo, sarebbe la quinta della serie).
Ma non esistono prove dell’esistenza della lingua senzar, esattamente come nel caso delle fantomatiche “tavolette Naacal” di James Churchward, sostenitore dell’esistenza di una antichissima civiltà del Pacifico situata nel continente, ora scomparso, di Mu; né si capisce come avrebbe fatto Madame Blavatskij a tradurre una lingua morta e totalmente sconosciuta.
Una possibile spiegazione sarebbe che la copia originale del Libro di Dzyan, di cui esistono forse anche dei codici posteriori, non consisterebbe in un libro vero e proprio, come noi lo intendiamo, fatto cioè di pagine riempite da caratteri destinati alla lettura; bensì sarebbe una sorta di oggetto “magico” il cui contenuto verrebbe compreso intuitivamente, per via telepatica, da coloro i quali vi poggiano sopra la mano sinistra, ma solo a determinate condizioni: in particolare, quella di possedere una mente ed un cuore sgombri da secondi fini o desideri impuri. Tale, infatti, è la descrizione che la teosofa russa fa di questo libro “maledetto”.
Sylvia Cranston (pseudonimo di Anita Atkins) pensava che il Libro di Dzyan non sia mai esistito, e che, pertanto, le Stanze dal Libro di Dzyan altro non siano che un parto della mente (ma non necessariamente di carattere fantastico) di Helena Blavatskij.
Come è stato scoperto il Libro di Dzyan?
Quali segreti nasconde?
Presenta davvero dei pericoli per la nostra civiltà, come pretendono alcuni ricercatori?
È alla fine del XVIII secolo che il mondo occidentale sente parlare per la prima volta del Libro di Dzyan. In quell’occasione, l’astronomo Bailly afferma che il manoscritto viene dalle Indie, ma che in effetti è stato scritto… sul pianeta Venere!
Secondo il Libro di Dzyan, i primi uomini della Terra erano discendenti dai Celesti o Pitris, venuti dalla Luna.
Il testo descrive l’evoluzione dell’uomo dalla prima razza fino alla quinta – la nostra – che si ferma alla morte di Krishna cinquemila anni fa. Scritto in una lingua assolutamente sconosciuta, il senzar, si dice che sia stato dettato agli Atlantidi da esseri divini. Il Libro di Dzyan parla delle dinastie atlantidi divine e ricorda i «re del Sole» che occupavano «troni celesti»
Scrive Valentino Compassi
Come accennato, esiste un Libro Sacro, custodito nel Tibet più segreto, che si chiama Le Stanze di Dzyan: esso è un vorticare di altissima e remota tecnologia e il suo contenuto spazia dalla creazione dell’Universo visibile, alla meravigliosa comparsa di Esseri celesti sulla Terra e quindi alla formazione dell’essere umano con vari esperimenti di strabiliante ingegneria genetica, da parte di questi esseri.
Il magnifico Libro ha ben poco di misticismo; inviolabile nella sua copia originale, è anteriore al nostro mondo ed è stato scritto con la «lingua degli Dei». I suoi grandissimi fogli sono di colore nero e densi di simbolismi a caratteri d’oro zecchino; è un libro colossale, pesantissimo, chiuso alla maniera tibetana tra due spesse tavole, ma sono tavole di oro purissimo e magistralmente cesellate
.Le Stanze di Dzyan è un Libro Sacro magnetico nel senso che, appoggiando il palmo della mano sinistra sui suoi simboli profondi e avendo l’animo e la mente completamente scevri da qualsiasi impurità, si vedono passare avvenimenti, si odono voci, si percepiscono segreti svelati.
Il testo è diviso in due parti: la prima, Evoluzione cosmica, consta di 7 Stanze (capitoli) e 53 capoversi; la seconda, Antropogenesi, comprende 12 Stanze e 49 capoversi. La grande studiosa russa Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891), viaggiatrice dallo spirito irrequieto e fondatrice nel 1875 della Società Teosofica, ha lasciato ottimi libri di commento sulle Stanze di Dzyan (La dottrina segreta), ma sono commenti e direttive prettamente esoterici; non è dato sapere del resto, se la Blavatsky, durante il suo ipotetico ingresso nel Tibet nascosto, abbia potuto prendere visione del Libro Sacro oppure ne abbia potuto assaporare il contenuto soltanto da una copia (non integrale) durante il suo soggiorno in India
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Versione di Giuseppe Curto :Stanze di Dzyan pdf
Evoluzione Cosmica
- STANZA I
1) La Genitrice Eterna, raccolta nelle sue vesti invisibili eternamente, era rimasta sopita ancora una volta per sette eternità
2) Il Tempo non era, poiché giaceva dormiente nel seno infinito della Durata.
3) La Mente Universale non era, poiché non vi erano Ah-Hi per contenerla.
4) Le sette vie della Beatitudine non erano. Non erano le grandi cause del Dolore poiché non vi era alcuno per produrle ed esserne avvinto.
5) Solo le Tenebre riempivano il Tutto illimitato, poiché Padre-Madre e Figlio erano insieme Uno, ed il Figlio non si era ancora risvegliato per la nuova Ruota e per il pellegrinaggio su di essa.
6) I Sette Sublimi Signori e le Sette Verità avevano cessato di essere e l’Universo Figlio della necessità era immerso in Paranishpanna, pronto ad essere esalato da ciò che è eppure non è. Nulla esisteva.
7) Erano state anche abolite le Cause dell’Esistenza: il visibile che fu e l’invisibile che è riposavano nell’eterno Non-Essere. Essere Unico.
8 ) Sola, l’unica forma di Esistenza si estendeva nel Sonno senza Sogni; e la vita pulsava inconsapevole nello spazio universale, attraverso quella Onnipresenza che è percepita dall’occhio aperto di Dangma.
9) Ma dove era Dangma, quando l’Alaya dell’Universo era Paramartha, e la Grande Ruota era Anupadaka?
- STANZA II
1) Dove erano i Costruttori Divini, luminosi figli dell’Aurora manvantarica? Nella Tenebra ignota, nei loro Ah-Hi Paranishpanna. I produttori della forma e della non forma – la Radice del Mondo – Devamatri e Svâbhâvat, riposavano nella beatitudine del Non-Essere.
2) Dove si trovava il Silenzio? Dove erano gli orecchi per percepirlo? No; non vi era né Silenzio né Suono; nulla salvo l’incessante Alito Eterno, che non conosce se stesso.
3) L’Ora non era scoccata, e il Raggio non aveva dardeggiato nel Germe; la Matripadma non era ancora diventata turgida.
4) Il suo cuore non era ancora aperto per lasciare entrare il Raggio Unico e quindi cadere, come il Tre nel Quattro, nel grembo di Maya.
5) I Sette non erano ancora nati nella Trama di Luce. Le Tenebre sole erano Padre e Madre, Svâbhâvat; e Svâbhâvat era nelle Tenebre.
6) Questi due sono il Germe e il Germe è Uno. L’Universo era tutt’ora celato nel Pensiero Divino e nel Seno Divino.
- STANZA III
1) L’ultima Vibrazione della Settima Eternità freme attraverso l’infinitudine. La madre si gonfia espandendosi dall’interno verso l’esterno, come un bocciuolo di loto.
2) La Vibrazione trascorre, toccando con la sua rapida ala l’Universo intero ed il Germe, che dimora nelle Tenebre, che alitano sulle sopite acque della vita.
3) La Tenebra irradia la Luce e la Luce lascia cadere un Raggio Solitario nelle acque, nella profondità-madre. Il Raggio dardeggia attraverso l’Uovo Vergine, il Raggio causa un fremito nell’Uovo Eterno del Mondo.
4) I Tre cadono nei Quattro. L’Essenza Radiante diventa Sette all’interno e Sette all’esterno. L’Uovo luminoso che in se stesso è Tre si coagula e si espande in grumi bianco latte per tutte le profondità della Madre, la Radice che cresce negli abissi dell’Oceano della vita.
5) La Radice rimane, la Luce rimane e i Grumi rimangono; ancora Oeahooo è Uno.
6) La Radice della vita era in ogni goccia dell’Oceano dell’Immortalità e l’Oceano era Luce Radiante, che era Fuoco, Calore e Moto. La Tenebra svanì e non fu più; disparve nella propria essenza il Corpo di fuoco e d’acqua del Padre e della Madre.
7) Mira, o Lanu, il radioso figlio dei due, l’incomparabile gloria fulgente, brillante spazio, figlio dello Spazio Tenebroso, che emerge dalle profondità delle grandi Acque Tenebrose. E’ Oeahooo il più giovane. Riluce come il Sole ed è il divino grado fiammeggiante della sapienza; l’Eka è Chatur e Chatur prende a sé Tri e l’unione produce i Sapta in cui sono i sette, che diventano i Tridasha, le Osti e le Moltitudini. Il velo viene alzato e dispiegato dall’oriente all’occidente. Viene chiuso fuori il Disopra e lasciato il Disotto visibile Egli sceglie i posti per i Risplendenti e tramuta il superiore in un mare di fuoco senza rive e l’Uno manifestato tramuta nelle grandi acque.
8 ) Dov’era il Germe e dov’é ora la tenebra? Dov’era lo spirito della fiamma che arde nella tua lampada, o Lanu? Il Germe é Quello e Quello è luce, il bianco figlio brillante dell’oscuro Padre Nascosto.
9) La luce è fiamma fredda e fiamma è fuoco, e il fuoco produce calore che dà acqua, l’acqua di vita nella grande madre.
10) Padre-Madre tesse una tela il cui mondo superiore è fissato allo spirito, luce della tenebra una, e l’inferiore è al suo estremo oscuro, la materia; e questa tela è l’Universo, intessuto dalle due sostanze fatte in una che è Svâbhâvat.
11) La tela si espande quando l’alito del fuoco gli è sopra; si contrae quando l’alito della madre lo tocca. Allora i figli si disgiungono e si disperdono per ritornare nel seno della loro madre, alla fine del grande giorno e ridiventare uno con lei. Quando si raffredda diventa radiante. I suoi figli si espandono e si contraggono in sé stessi e nei propri cuori; essi abbracciano l’infinito.
12) Allora Svâbhâvat manda Fohat a consolidare gli atomi. Ognuno è una parte della Tela. Riflettendo come uno specchio il “Signore che esiste di per sé”, ognuno a sua volta diviene un mondo.
(Stanza VIII, 31-32).
Questo secondo intervento dei Formatori e dei Costruttori fu quindi dapprima sperimentato sugli animali e poi sull’Essere androgino, che era sì intelligente ma, come vedremo, non poteva dirsi ‘ragionevole’. Anche questo Essere, divenuto due, cominciò ad accoppiarsi come del resto facevano da tempo gli animali e diede origine a una Razza di Mostri, che camminavano a quattro zampe ed erano coperti di pelo rosso. Una razza muta, perché l’onta non fosse narrata!
Dobbiamo ricordare che anche il Popol Vuh, la meravigliosa Bibbia del popolo Quiché del Guatemala, fa menzione di questa Razza ‘mostruosa’. Quest’opera, chiamata anche Libro del Consiglio, Libro Sacro, Popol Buj, Libro nazionale dei Quiché, fu scoperta nei meandri del Santuario di San Tomas Chichicastenago da padre Francisco Ximenes e venne tradotta nel 1701. Il prezioso manoscritto contiene le credenze e le cognizioni cosmogoniche di quel popolo, dalle sue origini fino al 1550 circa; viene chiaramente menzionata la «faccia rotonda della Terra» e la creazione dell’Universo (che rispecchia le descrizioni degli antichissimi Veda dell’India antica!).Il Popol Vuh descrive una razza di uomini ‘sbagliati’ che vennero annientati senza misericordia dai Formatori, per la loro pessima riuscita; poi subito passa a descrivere le scimmie: e dicono che i loro discendenti siano le scimmie che vivono oggi nelle foreste… perciò la scimmia rassomiglia all’uomo, come ricordo di una creazione umana di uomini che altro non erano se non fantocci di legno…
Ravvisiamo nella descrizione fantocci di legno un Essere privo di mente, quasi un robot; quindi una creazione priva di qualsiasi sentimento. Prende quindi consistenza la nuova teoria secondo la quale sono le scimmie a derivare da una Razza di uomini sbagliati e non l’Uomo a derivare da un branco di animali pelosi, stupidi e, secondo la scienza ufficiale, ribelli alla loro natura e traditori dei loro più naturali e normali istinti animaleschi (Carleton S. Coon nel suo Storia dell’uomo, appare oltremodo sbrigativo nel descrivere l’origine dell’uomo terrestre da un branco di scimmie che, stanche di vivere sugli alberi e di magiare frutta, cominciò a vivere al suolo e a mangiare carne…!), nemmeno un animale in cattività tradisce i suoi intimi istinti.
- STANZA IV
1) Ascoltate, figli della terra i vostri istruttori, figli del fuoco. Imparate che non vi è né primo né ultimo poiché tutto è un numero emerso dal non numero.
2) Imparate ciò che noi, discendenti dai Sette primordiali, nati dalla fiamma primordiale abbiamo imparato dai nostri padri.
3) Dal fulgore della luce, raggio dell’eterna tenebra, balzarono nello spazio le energie risvegliate: l’UNO dall’Uovo, i SEI ed i CINQUE. Quindi i TRE, l’UNO, i QUATTRO, l’UNO, i CINQUE-DUE VOLTE SETTE LA SOMMA TOTALE. E questi sono le essenze, le fiamme, gli elementi, i costruttori, i numeri, gli Arûpa, i Rûpa e la forza o uomo divino, somma totale. E dall’uomo divino emanarono le forme, le scintille, gli animali sacri e i messaggeri dei padri sacri entro i quattro Santi.
4) Questo era l’Esercito della Voce, la Divina Madre dei Sette. Le scintille dei sette sono sottoposte e serventi del primo, del secondo, del terzo, del quarto, del quinto, del sesto e del settimo dei sette. Queste sono chiamate sfere, triangoli, cubi, linee e modellatori; perché così sta l’eterno Nidana, l’Oi-Ha-Hou.
5) L’Oi-Ha-Hou che è tenebra, l’illimitato o il non numero, Adi-Nidana, Svâbhâvat, il cerchio:
a) L’Adi-Sanat, il numero, poiché egli è uno.
b) La voce della parola, Svâbhâvat, i numeri, poiché egli è uno e nove.
c) Il quadrato senza forma.
E questi tre racchiusi dentro il cerchio, sono i sacri quattro e i dieci sono l’Universo Arûpa. Indi vengono i figli, i sette combattenti, l’uno, l’ottavo lasciato fuori e il suo alito che è il fattore della luce.
6) Poi i secondi sette che sono i Lipika prodotti dai tre. Il figlio reietto è uno. I figli-Soli sono numerosissimi.
- STANZA V
1) I sette primordiali, i primi sette aliti del drago di sapienza producono a loro volta, dai loro santi aliti roteanti, l’igneo turbine.
2) Essi fanno di lui il messaggero della loro volontà. Il Dzyu diviene Fohat: il rapido figlio dei figli di Dio, i cui figli sono i Lipika, corre incombenze circolari. Fohat è il corsiere, il pensiero e il cavaliere. Egli passa come il fulmine attraverso le ignee nubi; egli fa’ tre e cinque e sette passi attraverso le sette regioni Disopra e le sette Disotto. Egli alza la sua voce e chiama le innumerevoli scintille e le unisce insieme.
3) Egli è lo spirito che le guida e le dirige. Quando comincia a lavorare separa le scintille del regno inferiore che ondeggiano e fremono di gioia nelle loro dimore radianti e ne forma i germi delle ruote. Le colloca nelle sei direzioni dello spazio e una nel mezzo, ruota centrale.
4) Fohat traccia linee spirali per unire la sesta alla settima – la corona. Un esercito di figli della luce si trova in ogni angolo, i Lipika nella ruota mediana. Essi affermano: “Questo è buono”. Il primo mondo divino è pronto; il primo, il secondo. Allora “il divino Arûpa” si riflette in Chhâyã Loka il primo rivestimento di Anupadaka.
5) Fohat fa cinque passi e costruisce una ruota alata ad ogni canto del quadrato per i quattro santi… e i loro eserciti.
6) I Lipika circoscrivono il triangolo, il primo cubo, il secondo è il pentacolo dentro all’uovo. E’ l’anello chiamato “non passare” per coloro che discendono e salgono; che durante il Kalpa progrediscono verso il gran giorno “Sii con noi”… Così furono costruiti l’Arûpa e il Rûpa: dall’una luce, sette luci, da ognuna delle sette, sette volte sette luci. Le ruote vigilano l’anello…
- STANZA VI
1) Per la potenza della Madre di Misericordia e di sapienza, Kwan-Yin il triplo Kwan-Shai-Yin, che risiede in Kwan-Yin-Tien-Fohat, alito della loro progenie, il figlio dei figli, avendo fatto uscire dall’abisso inferiore la forma illusoria di Sien-Tehan ed i sette elementi.
2) Il rapido e radiante produce i sette centri Laya, contro i quali nessuno prevarrà fino al gran giorno “Sii con noi”; su queste fondamenta eterne è collocato l’Universo, circondando Sien-Tehan con i germi elementari.
3) Dei sette – prima uno manifesto – sei celati; due manifesti, cinque celati; quattro manifesti, tre celati; quattro e uno Tsan rivelati; due e mezzo celati; sei da essere manifesti, uno messo da parte. Finalmente, sette piccole ruote che girano, una dando origine all’altra.
4) Egli le costruisce a somiglianza delle ruote più antiche, collocandole sui centri imperituri. Come le costruisce Fohat?
Egli raduna la polvere ignea. Fa globi di fuoco, corre attraverso e intorno a loro infondendo vita, quindi li mette in moto, alcuni in modo altri in un altro. Essi sono freddi ed egli li rende roventi. Sono asciutti e li rende umidi. Brillano e ventilando li raffresca. Così agisce Fohat da un crepuscolo all’altro durante sette eternità.
5) Alla quarta, ai figli è detto di creare le loro immagini. Un terzo rifiuta due obbediscono. La maledizione è pronunciata. Nasceranno nella quarta, soffriranno e faranno soffrire. Questa è la prima guerra.
6) Le ruote più antiche rotearono in basso ed in alto, gli ovuli materni riempivano il tutto. Vi furono battaglie combattute fra creatori e distruttori e battaglie combattute per lo spazio; il seme appariva e riappariva continuamente.
7) Fa i tuoi calcoli o Lanu se vuoi l’età precisa della tua piccola ruota. Il suo quarto raggio è la nostra madre. Raggiungi il quarto frutto del quarto sentiero di sapienza che conduce al Nirvana e comprenderai, poiché vedrai.
- STANZA VII
1) Ecco il principio della vita informe e senziente. Prima il divino, l’Uno dallo spirito madre; poi lo spirituale; il tre dall’Uno; il quattro dall’Uno e i cinque dai quali i tre, i cinque ed i sette.
Questi sono i triplici e i quadruplici, discendenti; i figli della mente del primo signore; i sette risplendenti. Sono essi che sono te, io, egli, o Lanu; essi che vegliano su di te e su tua madre Bhumi.
2) Il raggio uno moltiplica i raggi minori. La vita precede la forma e la vita sopravvive all’ultimo atomo. Attraverso gli innumerevoli raggi il raggio della vita, l’Uno come un filo attraversa molte perle.
3) Quando l’Uno diventa due, il triplice appare e i tre sono Uno; ed è il nostro filo, o Lanu, il cuore della pianta-uomo chiamata Saptaparna.
4) E’ la radice che non muore mai, la fiamma trilingue dai quattro lucignoli. I lucignoli sono le scintille che traggono dalla fiamma trilingue scoccata dai sette, la loro fiamma, i raggi e le scintille di una Luna riflessa nelle acque correnti di tutti i fiumi della terra.
5) La scintilla è attaccata alla fiamma con un sottilissimo filo di Fohat. Esso viaggia attraverso i sette mondi di Maya. Si ferma nel primo ed è un metallo o è una pietra, passa nel secondo ed ecco una pianta, la pianta passa attraverso sette mutazioni e diventa un animale sacro.
Dalla combinazione degli attributi di questi, Manù, il pensatore è formato. Chi lo forma? Le sette vite e la vita una. Chi lo completa? Il quintuplice Lha. E chi perfeziona l’ultimo corpo? Il pesce, il peccato e Soma.
6) Da primogenito il filo fra il guardiano silenzioso e la sua ombra diviene più forte e raggiante con ogni cambiamento. La luce del sole mattutino è divenuta gloria del meriggio.
7) “Questa è la tua ruota attuale” disse la fiamma alla scintilla. “Tu sei me stessa, la mia immagine, la mia ombra. Mi sono rivestita di te e tu sei il mio Vâhan fino al giorno “”Sii con noi”, quando tu ridiverrai me stessa ed altri, tu stessa e me”. Allora i costruttori indossate le loro prime vestimenta, discendono sulla terra radiosa e regnano sugli uomini che sono loro stessi.