Oggetti rituali Tibetani: il Dorje
Nel Buddhismo tibetano, vi sono innumerevoli simboli e oggetti rituali, il più importante è il Dorje (Vajra, in sanscrito)
Esso significa diamante o fulmine che distrugge tutti i tipi di ignoranza proprio perché indistruttibile. E’ anche il principio di liberazione spirituale e mentale sulle quali si basa la filosofia tibetana.
Il Dorje rappresenta anche la fermezza di spirito ed il raggiungimento di un’elevata virtù trascendentale in grado di guidare verso la Verità, distruggendo l’inconsapevolezza.
In Tibet, durante i rituali il Dorje rappresenta il principio maschile e viene tenuto nella mano destra, mentre la campana, che rappresenta il principio femminile, viene tenuta nella sinistra.
Nella mitologia induista il vajra rappresenta l’ indistruttibilità, come l’arma più potente, ha la qualità di non poter essere usato in modo inappropriato e ha la proprietà di tornare sempre a chi lo impugna
Come oggetto in bronzo è composto da una sfera centrale, da due loti con otto petali, posti simmetricamente ai lati della sfera, da cui partono dei denti che si allargano per poi congiungersi in due punti in asse tra loro, uniti con un dente centrale secante perpendicolarmente la sfera.
La sfera centrale simboleggia il Vuoto, da cui si diparte il fenomenico, ovvero i ‘denti’, che poi tornano ad unirsi. I due loti rappresentano i due poli opposti di Nirvāṇa e Saṃsāra, fondamentalmente identici dal punto di vista del Vuoto
Talora, dopo i loti e prima dei denti, sono rappresentati 2 o 4 o 8 makara, esseri mitologici ibridi metà rettile e metà pesce, simboleggianti l’unione degli opposti che trascende la comprensione fenomenica.
Dalle bocche di questi makara escono delle lingue, che sono i ‘denti’ del vajra che si uniscono alla fine assieme, trasformando nuovamente l’apparenza nel Vuoto. Sono di numero variabile: spesso quattro o otto, escludendo il dente centrale.
Nel caso in cui siano quattro, più il quinto centrale, vengono a rappresentare i cinque veleni dell’esistenza, le cinque saggezze e i cinque Buddha trascendenti.
Mezzo vajra viene impiegato anche come manico della campana ghanta e del vajrakila (tibetano: phur ba) una sorta di pugnale a tre lame o picchetto da tenda che presenta tre volti di Dharmapala sull’impugnatura.
Anche lo scettro (sanscrito: danda) presenta un lato con mezzo vajra e l’altro con un teschio.