Gli sciamani e la percezione dell’energia

Lo sciamanesimo e un complesso di credenze e pratiche rituali riscontrabili in vari contesti etnografici (Europa e Asia settentrionale, Asia centrale e America artica) imperniate sulla figura dello sciamano, una sorta di capo carismatico investito di responsabilità collettive, ma anche stregone e terapeuta ritenuto capace di provocare malattie, oltre che di guarirle.

Per assicurare lo scambio con gli spiriti animali lo sciamano deve ‘prendere moglie’ tra di essi, perciò si ‘animalizza’ nel rituale con il suo travestimento (costume in pelle d’alce, corna) ed effettuando una sorta di lotta e di danza in cui salta, dà testate, emette bramiti e si scuote.

È quindi improprio parlare di trance, di estasi o di stati di coscienza alterati: lo sciamano non è né folle né isterico, non mira a raggiungere un determinato stato psichico, ma compie l’azione che il suo gruppo si attende.

Gli sciamani quindi sono una sorta di“stregoni” , ma non nel senso che usano poteri sovrannaturali o evocano spiriti per mezzo di rituali o incantesimi, bensì in quanto sono percettori dell’Infinito ed hanno superato i limiti del mondo quotidiano, il tonal.

Alla percezione degli sciamani l’universo appare formato da innumerevoli campi di energia che hanno la forma di filamenti luminosi. Sembrano irradiare tutti da una fonte primaria che alla loro visione appare un’Aquila. Questi filamenti, le emanazioni dell’Aquila, possono raccogliersi in grandi fasce, intrecciate fra di loro in tutte le relazioni possibili, o essere racchiusi in una sorta di involucro, di “bozzolo” luminosi, dalle forme più svariate. Ad ognuna di esse corrisponde una delle miriadi di specie che popolano l’universo.

Anche gli esseri umani sono composti da innumerevoli campi di energia filiformi, che formano un agglomerato simile ad un “uovo” luminoso. Una piccola parte delle emanazioni dell’Aquila racchiuse in questo bozzolo risulta più intensamente illuminata alla contemplazione dei veggenti: è il “punto d’unione” (o punto di assemblaggio).

I campi di energia situati intorno al punto d’unione si allineano ai campi energetici delle grandi fasce di emanazioni circostanti, generando un bagliore più intenso: lo splendore della consapevolezza, cioè il miracolo della percezione. Ma solo una piccola parte delle emanazioni contenute nel bozzolo è impegnata nel processo della percezione, il resto è esclusa dal bagliore del punto d’unione.

Tutte le tecniche insegnate da don Juan a Castaneda avevano lo scopo di “spostare” il suo punto d’unione dalla posizione abituale, vincendone la resistenza naturale e imperativa in tutti gli uomini, impegnati strenuamente a proteggere la “realtà” e la concretezza del mondo. Ma diventare sciamani significa proprio questo: liberare il punto d’unione dalla sua posizione abituale, permettendogli di allineare altri fasci di emanazioni e di aprire così nuovi ambiti di percezione. E’ il secondo anello del potere, a disposizione di tutti gli uomini, ma accessibile ai soli sciamani.

Piccoli spostamenti del punto d’unione avvengono naturalmente nel corso del sonno: nei brevi istanti in cui la percezione si fissa su una posizione inusuale l’uomo sogna. Uno spostamento dello stesso genere permette ad uno stregone di fissare il punto d’unione del suo apprendista in una posizione particolare, chiamata seconda attenzione, contrapposta alla prima, quella della vita di tutti i giorni.

In quella posizione si svolgerà una seconda, essenziale, fase dell’insegnamento, che l’apprendista potrà scoprire solo quando sarà in grado di liberare da solo il punto d’unione dalla fissità della posizione abituale.

 

da: mikeplato.myblog.it

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