Artemide Diana, chi è?
Artemide Diana era originariamente una divinità armata femminile della caccia e della vita silvestre, in seguito divenne una divinità lunare più in generale,alter ego di Ares. Il suo nome significherebbe dea-orsa ed impersona quell’aspetto della lunarità analogo ai fenomeni della crescita, della velocità, della forza e del rapido mutamento.
E’ la diretta continuatrice dell’antichissima Signora degli Animali e delle Piante (Potnia Theròn kai Phitòn) cretese e venerata ad Efeso con l’appellativo di Domatrice di Tori(Tauropòlia).
Ad essa nel mito sono riferite caratteristiche di crudeltà ed efferatezza che rimandano alle estreme leggi della vita silvestre e inurbana. Una delle pochissime divinità serbatasi sempre casta, a raffigurare l’estrema purezza e forza della natura incontaminata, è la divinità tutelare delle Amazzoni e delle moderne autentiche streghe.
Ad Artemide è collegata la figura di Atteone, su cui ha scritto Pierre Klossowski. Cominciando il suo libro Il Bagno di Diana, si domanda con rimpianto dove sia finita tutta quell’umanità che in tempi lontanissimi viveva e percepiva direttamente con la propria coscienza i fatti della mitologia.
La risposta che egli ci da, è che possiamo ritrovare la loro esperienza tuffandoci nei meandri della nostra memoria psico-immaginale dove, evocando il mito di Diana e Atteone, si auspica che “possano restituire, non fosse che per un istante, il loro senso occulto agli alberi, al cervo assetato, all’onda, specchio del nudo impalpabile”. Klossowski è un moderno mitografo, anche se ermetico, che sa offrire al lettore spunti di carattere veramente magico-iniziatico nella sua nuova e stupenda esegesi del mito di Diana e Atteone.
Egli sa cogliere l’aspetto occulto e il significato riposto del mito: “(Atteone) intuiva nell’inutile caccia un senso più recondito? Se il regno dei cieli appartiene ai violenti, Atteone mosse il primo passo sulla via della saggezza nell’attimo di scostare le fronde della siepe ardente, primo veggente in marcia, armato e mascherato”.
Il nostro esegeta vede in Diana-Artemide la dea dell’ ESTERNO, colei che “si muta in perpetua eccitatrice delle emozioni asservite all’INTERNO ove si accalcano quanti – uomini o demoni torturati da tali emozioni – conoscono la Dea ma, fingendo di ignorare il suo volto divino, l’adorano a rovescio”.
Una interessante ipotesi di Klossowski è che Atteone abbia vissuto la sua vicenda prima imaginalmente e poi, costretto da una logica intrinseca e da un impulso, sia andato alla ricerca dell’esperienza, vivere quella realtà immaginale nella sua concretezza. “Atteone poteva conoscere la propria leggenda e accedere coscientemente al delirio? Oppure la leggenda lo aveva da sempre preceduto e il suo delirio era troppo simulato, studiato e circospetto, tanto da impedirgli di accedervi?”.
E ancora: “E’ possibile che un quadro precorra quanto potrebbe accaderci? Ciò presupporrebbe una misteriosa concordanza, tra le immagini e le nostre imprevedibili intenzioni. A meno che l’impatto dell’immagine sia così forte da costringerci a ricostituirla nello spazio quotidiano”. “Trovare la via che porta a questo spazio assoluto! Mi è parso a volte di scorgere, lassù sul roccione, il dorso del vecchio Pan, anch’egli appostato.