Alchimia cinese:la creazione dell’embrione celeste.
Anche l’Alchimia cinese, secondo Eliade (2001), è un sistema di tecniche mistiche e spirituali più che operative. Infatti essa, più che della trasmutazione dei metalli in oro, si occupa quasi esclusivamente della ricerca dell’Elixir dell’immortalità, onde poter trasformare l’essere dell’alchimista in sostanza eterea e realizzare l’unità nel Sè.
In questo essa è consona con uno dei principali interessi della tradizione cinese, il prolungamento della vita e la ricerca dell’immortalità. L’alchimista cinese non cerca l’oro per arricchirsi, e non ne cerca neppure una grande quantità: si accontenta di qualche granello, per trasformarlo in Elixir, ovvero in un liquido che berrà e che lo renderà immortale.
L’operazione alchemica si verifica in un contesto sacro rituale e implica certi atti religiosi (sacrifici, ecc.). Esiste anche nell’Alchimia taoista una dimensione operativa ed empirica (Alchimia esteriore, che fa uso di sostanze materiali) ma essa si colloca in secondo piano rispetto all’Alchimia interiore, che utilizza le “essenze” delle sostanze, e col tempo si fa sempre più spirituale.
Poichè i processi alchemici si svolgono nel corpo dell’adepto, la trasmutazione e la reformatio dei metalli corrispondono al perfezionamento e alla realizzazione dell’uomo. Secondo la filosofia taoista, tutto ciò che esiste partecipa della natura dei due principi fondamentali, lo yin e lo yang, combinati in varia misura in tutte le sostanze. A poco a poco, lo yang è stato identificato col Dao. Il Dao è un temine assai vago, e difficile a rendersi.
Significa “via, strada, principio, metodo, dire…”, ma conviene lasciarlo non tradotto, tanto più che dagli stessi filosofi taoisti – perché il Taoismo è una filosofia e una religione – lo ritengono indefinibile. Dargli un nome (ming) infatti presupporrebbe assegnargli un posto in questo mondo gerarchizzato, mentre esso è per sua natura al di fuori di ogni categoria, incommensurabile, infinito, immenso.
Esso è il principio trascendente e immanente dell’universo, anteriore alla creazione di questo, presente dovnque sotto molteplici aspetti, secondo un processo spontaneo di continuo ritorno alle origini. Tutto deriva dal Dao e tutto ritorna ad esso; la vita e la morte si alternano in un movimento ciclico per cui il non-essere diventa essere per poi tornare non-essere.
Il saggio si adegua al ciclo universale dell’essere e del non essere, conformandosi al suo ritmo senza contrastarlo o interferire, con un contegno che ripropone il non-agire teorizzato da Krishna ad Arjuna nella Bhagavad Gita. Qui vi è però la ricerca di un inserimento armonioso nel corso del Dao, che è il grande fiume dell’universo, e questo permette all’individuo, sintonizzando i suoi ritmi vitali con quelli universali, di preservare e prolungare la vita, evitando le offese ed il logorio del tempo e delle malattie.
Per questo il Dao è la via della vita e della virtù, nel senso del potere, dell’azione, dell’ottenere (Bertuccioli, 2005). Pertanto, più una sostanza contiene yang, più è pura, luminosa, nobile, incorruttibile, assoluta. La trasmutazione dei metalli, da inferiori, oscuri, corrotti a nobili e incorruttibili, si compie eliminando lo yin e accrescendo lo yang. Alcune sostanze, come l’oro e la giada, sono state considerate fortemente partecipi del principio yang, e quindi assurte a simbolo d’immortalità. Non a caso, si usava cospargere i cadaveri di oro e di giada per proteggerli dalla decomposizione.
L’uomo come microcosmo, secondo l’Alchimia interna cinese (Nei-tan), Tokio, collezione privata
L’adepto ricerca l’unione del principio yin e del principio yang che avviene nei “campi del cinabro”, localizzati nel basso ventre, all’interno delle vie spermatiche. Attraverso delle tecniche di respirazione (analoghe al pranayama dello Yoga ) abbinate a dei movimenti di contrazione e di espansione dell’addome (anche questi analoghi ai bandhas, contrazioni muscolari, dello Yoga) e alla pratica della meditazione si ottiene la “circolazione della luce”, con la quale il calore del fuoco interno sublima l’essenza seminale.
Questa si trasforma così in “soffio”ascendente ch’i, vivificante, e diviene la più limpida e assoluta delle energie, la shen, che partecipa al dao come anima stessa dell’universo. L’essenza seminale ching ritorna allo stato embrionale indifferenziato; anzichè disperdersi con l’emissione di sperma, scorrendo verso il basso e fuoriuscendo dal corpo, prende la via dell’alto, risale lungo la spina dorsale e arriva nel “cuore celeste”, che dimora tra il sole e la luna – cioè tra i due occhi – nello “spazio grande un pollice”, passando per uno dei “meridiani curiosi” dell’agopuntura, il “canale centrale posteriore”; infine ridiscende lungo il “canale centrale anteriore” fino al perineo. I testi di Alchimia esoterica descrivono la circolazione del “soffio” all’interno di questi due canali (Calzolari, 1992).
Attraverso sempre nuove distillazioni di essenza vitale l’adepto ritorna a uno stato energetico prenatale, produce l’unione del dragone e della tigre, delle forze yin e yang che sono all’origine della vita, e si fonde, ringiovanito nell’organismo, con l’Universo. Coloro che riescono ad ultimare questo processo chiamato del “custodire l’uno”, cioè preservare le proprie energie vitali intatte, divengono immortali (hsien), veri padroni del tempo.
Uno stesso modello di generazione presiede alla cristallizzazione del “corpo sottile”, dell’embrione dell’immortalità, a livello psicosomatico, e alla creazione dei “diecimila esseri”, ovvero della manifestazione universale, a livello cosmologico. Ciò non è dissimile dall’idea dell’alchimista occidentale di riprodurre nel vaso alchemico dei processi analoghi all’inizio della Creazione, quando la Luce organizzò il Caos primordiale.
Le tecniche di ritmizzazione tendenti a bloccare il respiro hanno come conseguenza di sospendere il divenire, ritornare alle origini e conseguire uno stato di immobilizzazione delle funzioni corporali che ricorda l’immortalità.
Da: www.axismundi.biz